lunedì 29 dicembre 2014

Specchiarsi nei Tarocchi.

Nel Talmud si dice: "vediamo il mondo per come siamo".
Vuol dire che scorgiamo negli altri ciò che vibra dentro di noi. E - per quanto ci sembri strano - i difetti degli altri sono i nostri difetti. E i pregi di cui possiamo accorgerci ci appartengono.
Dante Alighieri ne La Divina Commedia scriveva: "ciascuno l'altrui col proprio cuor misura".
DANTE ALIGHIERI
La teoria del "mondo specchio" può aiutarci certamente a conoscerci meglio di qualunque altra analisi.
Se ciò che vedi è ciò che sei, allora ogni evento è un indizio della nostra identità.
In termini tarologici, ciò che trovo nelle carte non sfugge a questa regola. I Tarocchi sono certamente uno tra gli Specchi più efficaci che ci sia.
La sua struttura complessa, archetipica, antica, evolutiva ci permette di guardare semplicemente chi siamo. Funziona come un riflesso.
Ora, posto che una carta ci dica ciò che siamo in relazione alla nostra consapevolezza, se io leggo le carte a qualcuno, cosa vedo nel suo destino...me stesso?

Che ruolo assume in questa relazione un consultante?
Anche egli fa parte della realtà, dunque anche il consultante è uno specchio e posso vederlo esclusivamente attraverso chi sono io. Ma questo sarebbe limitante. Utilizzando le carte come specchio occorre che il Tarologo sappia annullarsi ponendosi davanti ai Tarocchi ed ACCANTO al consultante affinché possa emergere la prospettiva utile a chi consulta le carte.

Se tutto è specchio, tutto può essere usato per scoprire se stessi. Un occhio attento potrebbe leggere il destino di un uomo in una conchiglia, un granello di caffè, oppure una lista della spesa. 
L'IMPERATORE
E i Tarocchi in questo sono come un super specchio e un paio di occhiali insieme. 
Rispetto ad un semplice oggetto che possiamo trovare in giro, la struttura tarologica nasconde una dinamica segreta ed articolata, simbolica e misteriosa che stimola connessioni, accende intuizioni, armonizza idee, unendo la realtà in un gioco di relazioni che si viene a creare tra il consultante e chi legge le carte. Dunque accade che una stessa carta possa avere mille significati, perfino opposti. E questo perché è nello sguardo di chi li osserva che occorre trarre la convalida finale.
Facciamo un gioco?
Pensate ad una persona di almeno dieci anni più giovane di voi. E ora guardate la carta dell'Imperatore. Cosa vi comunica? Adesso pensate ad un'altra persona, ma questa volta di dieci anni più grande di voi, sempre fissando l'Imperatore. Ci sono altri aspetti che vi colpiscono?
Quali? Fate un elenco di questi aspetti. E prendente nota delle differenze. Cosa rispecchia le due persone prese in esame? Quanto di voi c'è nella carta dell'Imperatore? 

venerdì 26 dicembre 2014

Tornerà da me, oppure è finita? Per i cuori spezzati, le domande che aiutano a rinascere.

"Tornerà da me? Oppure ho compromesso tutto per sempre?".
La ragazza sospira. Negli occhi c'è rimpianto. Guarda le mie carte con un velo di speranza e rassegnazione insieme.
E' il genere di domande che non amo, in quanto fanno del destino un gigante spietato da cui attendere un verdetto. "tornerà da me?" è una domanda che impone - per come è posta- un bivio limitato a due sole risposte:
Prima risposta: "sì, sta tranquilla"
Seconda risposta: "no, è finita".
Non sarebbe più utile aspettarsi di più da una lettura tarologica?
Certamente, ma il dolore resta. La ragazza che mi ha posto questa domanda desidera una risposta precisa in tal senso, anche se sento che ciò di cui ha bisogno è mettere a fuoco un problema sottostante di cui è parzialmente consapevole: è bloccata nel passato e si colpevolizza per la fine del rapporto, secondo una modalità "forse se avessi fatto, se non avessi detto...etc.."
Necessita di una spinta nuova, che la conduca oltre lo schema in cui si è chiusa da sola. E così le consiglio di estrarre una carta che puntualizzi una NUOVA domanda. Una domanda più utile dalle prospettive più ampie. Dunque estraggo una carta che chieda. Non una che risponda. 
Esce l'Arcano numero 5: Il Papa.
A livello simbolico è una carta che suggerisce possibilità di superamento di una condizione che potrebbe essere inutilmente statica. E' una carta di unione tra il terreno e lo spirituale. Tra due mondi opposti. Come declinarla in domanda? Ci sarebbero mille possibilità. Potrei attenermi al caso specifico. Entrare nella meccanica autoflagellante della richiedente e limitarmi a ricalibrare la domanda sull'uomo da lei amato. Dunque: "Come posso superare i limiti concreti che ci hanno separato?"  Potrei invece concentrarmi sull'aspetto più astratto (il Papa eleva la coscienza verso il grado Sei dell' Innamorato) dunque, "come posso riproporre le condizioni che ci ha uniti un tempo?". 
Sono domande più o meno in linea con la carta, ma che assecondano la premessa "viziata" della richiedente. E dunque lontane dallo spirito di liberazione che vorrei invece suggerire.
Da una precedente lettura proiettiva è emersa nella consultante una tendenza masochistica a circondarsi di situazioni frustranti e uomini indisponibili. La postulante ha ammesso di farsi sempre piacere ciò che sfugge. Questo elemento mi ispira a cercare nel Papa, un altro elemento ancora. La sua bocca è circondata da una barba azzurra. L'azzurro è un colore ricettivo. Dunque le parole del papa sono parole ascoltate da tanti. Ricevono attenzione. La sincronia tra lo sguardo di quella ragazza e la barba azzurra del Papa mi hanno consigliano la domanda giusta. Le carte mostrano alla richiedente un percorso di autostima, basato sul concentrare la propria ricerca sentimentale su partner disponibili. Quindi una domanda potrebbe essere:
                                      "come faccio a farmi ascoltare come fa il papa?"

E' una prima bozza. Ottimizzo la domanda:
                                   "come faccio a farmi amare tra coloro che mi apprezzano?"

Ancora, questa volta in chiave più consona al mondo della richiedente:
                                    "Tra coloro a cui piaccio, chi mi piace davvero?"

Ecco che la domanda del Papa diventa molto utile. Ci aiuta a rinascere.
Ottiene due effetti positivi. Intanto vanifica la prima domanda. (Ha senso chiedersi se una persona che non ci desidera ritorni?) In secondo luogo apre un mondo più ampio di possibilità perché ci permette di filtrare le nuove esperienze a partire da premesse più efficaci (merito di stare con chi mi desidera).
In che modo potresti tu ora applicare la domanda del papa nella tua vita? 

martedì 16 dicembre 2014

SE L'AMORE CI RENDE IMMORTALI, COSA ACCADE QUANDO FINISCE?

L'amore ad un livello profondo ha a che fare con la promessa di immortalità. Si ama per esistere e per riprodursi. L'umanità da secoli si accoppia per sconfiggere - almeno dal punto di vista genetico - la morte. E se un rapporto non funziona? Se un amore finisce? Cosa resta dentro di noi - al livello archetipico - di quella promessa di immortalità?
Non esiste una sola risposta, ognuno reagisce in base a tante dinamiche. Ma tutti dobbiamo fare i conti con questa premessa. L'idea dell'immortalità preclusa. E il suo contrario: la morte.

Tempo fa un uomo viene da me per un consulto.
Non ha domande precise, ma emerge una scontentezza sentimentale. Decidiamo di chiedere ai Tarocchi:
"cosa c'è nel tuo cuore?"
Estraggo una carta.  E' il due di Denari.

Denaro in luogo di coppe (emozioni) e un numero basso e ricettivo dicono già tanto.
Una carta di conservazione materiale come risultato di un tiraggio emozionale mi suggerisce che il consultante ha le proprie emozioni "distratte" da preoccupazioni economiche.
Di primo impatto sembrerebbe che il postulante non si senta libero di godere dell'amore a causa di difficoltà economiche. Eppure non è povero. C'è dell'altro.
Ammette di essere molto attento a proteggere le proprie finanze in un rapporto. E sente  - ad uno stato latente - la paura di compromettere il proprio benessere materiale nel caso in cui inizi una relazione con una donna.
Il grado basso della carta - il due - suggerisce accumulo. E' un'energia in entrata (il fuori verso il dentro) laddove l'amore richiederebbe da parte sua una forza espansiva. Di apertura. Il flusso contrario crea un blocco tra quello che vuole (una relazione totale) e la paura che questo gli "costi" sicurezza materiale. Dunque abbiamo un blocco. Ad un livello più profondo intuisco che il postulante sente di poter appena provvedere a sé stesso e teme che un rapporto lo destabilizzi sul piano dell'autonomia personale. E infatti sono mesi che non ha una relazione. Gli consiglio di lavorare sul donare di più in amore. Anche materialmente. Potrebbe invertire il circolo negativo e restituirgli quella promessa di immortalità a cui noi tutti aspiriamo quando facciamo l'amore. 


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